Ristabilita la verità sulla plastica in mare

Ristabilita la verità sulla plastica in mare

Una discrepanza su cui fare luce

La quantità di plastica immessa negli oceani è un enigma che dura da tempo. La controversia riguarda in modo particolare i criteri di misurazione delle quantità immesse. Secondo le stime recenti l’immissione di plastica sarebbe da uno a due volte superiore alla quantità che galleggia in superficie. La discrepanza fra quantità galleggiante e stima dell’immesso potrebbe essere dovuta alla sovrastima delle quantità immesse, a processi di rimozione della plastica dalla superficie dell’oceano o alla frammentazione e alla degradazione.

L’Università di Utrecht ha presentato un bilancio della massa di plastiche galleggianti che risolve questa discrepanza.

I dati provenienti da diversi bacini marini, vengono analizzati in un modello numerico, considerando particelle di dimensioni comprese tra 0,1-1.600,0 mm.

La ricerca ha scoperto che le plastiche più grandi (>25 mm) contribuiscono a più del 95% della massa di plastica marina inizialmente galleggiante.

Negli oceani c’è molta meno plastica

Il modello dell’Università di Utrecht, da sempre la più riconosciuta nella misurazione dell’inquinamento marino delle plastiche, stima un apporto di plastica negli oceani di circa 500 ktons all’anno (dato largamente inferiore alle stime precedenti) provenienti dalle coste (39-42%), dall’attività di pesca (45-48%) e dai fiumi (12-13%).

In precedenza i fiumi erano accreditati di un apporto fra 800 e 2700 ktons mentre ne apportano 57/69 ktons, dalle coste si stimava un’immissione fra 4800 e 12.700 ktons e invece risultano di 190/220 ktons (una differenza abissale), mentre la stima per la pesca – ritenuta responsabile di immettere 640 ktons – sarebbe pari a 220/240 ktons.

Lo stock di plastiche affondate dal 1950 ad oggi risulterebbe di 6,2 milioni di tons, che aggiunti ai 3 milioni di plastica galleggiante danno un totale di 9 milioni di tonnellate. Un valore ben diverso dai 150 milioni di tons (17 volte di più) che la fondazione Ellen MacArthur aveva stimato. La stessa Università di Barcellona (famosa per gli studi sulle microplastiche) aveva rettificato il suo modello perché sovrastimava di due, tre volte le quantità. Vedi l’articolo pubblicato su Raccoltalagiusta e su Science.

La quasi totalità degli articoli di plastica sono di grandi dimensioni

Uno dei risultati principali della ricerca è che la maggior parte della massa di plastica in mare è rappresentata da articoli di grandi dimensioni (>25 mm): 90-98% (2.800-3.300 chilotonnellate). Le microplastiche (<5 mm) e le plastiche tra i 5 e i 25 mm costituiscono solo la piccola parte restante, rispettivamente 49-53 ktons e 150-170 ktons.

Questi risultati sono coerenti anche con l’analisi della Great Pacific Garbage Patch30, dove è stato rilevato che le microplastiche (<5 mm) costituiscono solo l’8% della massa totale di plastica sulla superficie dell’oceano.

Ci auguriamo che le future campagne di misurazione della plastica trattino con maggiore attenzione le misurazioni del numero e della massa, anche per poter identificare provvedimenti davvero efficaci per combattere questo fenomeno.

Fonte: Global mass of buoyant marine plastics dominated by large long-lived debris, Nature Geosience, 2023.

Sulla plastica si è detto tutto e il contrario di tutto.
Per questo è importante saper distinguere le informazioni giuste.

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