Le borse riutilizzabili rappresentano un rischio per la salute e per l’ambiente

Diversamente da quanto si sia portati a credere, le borse riutilizzabili hanno un impatto ambientale di gran lunga superiore a quello dei sacchetti di plastica monouso, oltre a rappresentare un rischio non indifferente per la salute.

Il caso del New Jersey

Nel 2022 il New Jersey ha bandito i sacchetti monouso con l’intento di ridurre il consumo di plastica, eppure, stando a uno studio indipendente condotto dal Freedonia Group, il passaggio a borse alternative ha incrementato notevolmente l’utilizzo di plastica.

La ricerca di Freedonia Group evidenzia che a seguito della nuova normativa è stata consumata sei volte più plastica di polipropilene, tessuta e non tessuta, per produrre le borse riutilizzabili; difatti la maggior parte di queste viene realizzata in polipropilene non tessuto, che non è ampiamente riciclato negli Stati Uniti e in genere non contiene materiali riciclati post-consumo.

 

Il passaggio alle borse riutilizzabili, e la loro conseguente produzione, ha contribuito a un aumento del 500% delle emissioni di gas serra (GHG) rispetto alla produzione degli stessi sacchetti di polipropilene nel 2015. Il materiale utilizzato per la realizzazione di queste borse consuma più di 15 volte la plastica ed emette più di 5 volte la quantità di gas serra rispetto a quanto avviene per i sacchetti di plastica in polietilene.

Le problematiche legate alle borse riutilizzabili non sono una novità

Già nel 2020 il Programma Ambientale delle Nazioni Unite aveva segnalato le problematiche legate alle borse riutilizzabili: secondo i loro studi un sacchetto di cotone dovrebbe essere utilizzato tra le 50 e le 150 volte per avere un impatto minore sui cambiamenti climatici rispetto a un sacchetto di plastica monouso e a tal proposito è interessante sapere che, stando alla ricerca condotta da Freedonia Group, la maggior parte degli intervistati ha affermato di aver accumulato almeno 10 borse riutilizzabili nell’anno precedente.

Anche l’Agenzia danese per la protezione dell’ambiente aveva espresso nel 2018 le proprie perplessità riguardo le alternative ai sacchetti di plastica: nel loro studio si afferma addirittura che un singolo sacchetto di cotone biologico dovrebbe essere riutilizzato ogni giorno per 54 anni (o circa 20.000 volte) per compensare il suo impatto ambientale.

A risentirne non è solo l’ambiente ma anche la salute

Le borse riutilizzabili non rappresentano solo un problema ambientale ma anche un rischio per la salute. Una ricerca condotta dall’Università dell’Arizona e dalla Loma Linda University, ha evidenziato che solo il 3% degli acquirenti di borse multiuso ha dichiarato di lavarle regolarmente. Lo stesso studio ha rilevato batteri nel 99% delle borse analizzate. Il 50% trasportava batteri coliformi mentre l’8% trasportava E. coli, un indicatore di contaminazione fecale. “Lo sporco rilevato è paragonabile a quello delle suole delle scarpe”, ha dichiarato Ryan Sinclair della Loma Linda University School of Public Health, coautore dello studio.

Anche il Dipartimento della Salute di New York ha espresso la propria preoccupazione riguardo al pericolo per la salute rappresentato dalle borse riutilizzabili e in un avviso ai consumatori si è espresso così riguardo a quest’ultime: ” Sono una scelta intelligente, ma potrebbero esserci dei rischi. Quando si trasportano alimenti o altri oggetti in questi sacchetti, questi li possono contaminare con germi come E. coli o Salmonella. Se i sacchetti non vengono lavati e asciugati correttamente prima del riutilizzo, questi germi rimangono e possono causare malattie.”

 

Pare evidente dunque che il riuso tanto auspicato e osannato dal PPWR non sia realmente una valida alternativa al monouso in plastica. Questo ci fa capire ancora una volta che purtroppo molto spesso la lotta cieca alla plastica monouso si basa su preconcetti piuttosto che su studi e dati concreti.

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