Riciclo della plastica: miti e fatti

In questo articolo analizziamo il capitolo dedicato al riciclo della plastica del libro Shattering the Plastics Illusion del Dr. Chris DeArmitt. Come nei capitoli precedenti, l’autore ci invita a guardare oltre i luoghi comuni e a basarci su ciò che la scienza dimostra realmente. Vengono così messi in discussione molti dei miti più diffusi sul riciclo, evidenziando come la plastica, anche con bassi livelli di recupero, resti spesso la scelta con il minore impatto ambientale rispetto ai materiali alternativi.

Prevenire i rifiuti e l’inquinamento

Un equivoco diffuso è che l’aumento del tasso di riciclo risolverà automaticamente il problema dell’“inquinamento da plastica”. Tuttavia, la ricerca scientifica dimostra che ciò che viene definito “inquinamento” da plastica è in realtà un problema di rifiuti, quindi legato al comportamento delle persone e non ai materiali stessi (Carpenter & Wolverton, Plastic litter in streams: The behavioral archaeology of a pervasive environmental problem, 2017).

Il mito del “green” solo attraverso il riciclo

Si afferma spesso che la plastica diventi davvero “green” solo se ampiamente riciclata. Ma decenni di studi dimostrano che anche senza riciclo la plastica comporta minori emissioni di gas serra, consumi energetici e produzione di rifiuti rispetto ai materiali sostitutivi (Franklin Associates, Life Cycle Impacts of Plastic Packaging Compared to Substitutes in the US and Canada, 2018; Denkstatt, The impact of plastic packaging on life cycle energy consumption and greenhouse gas emissions in Europe, 2011).

Naturalmente, il riciclo offre ulteriori benefici: con il riciclo meccanico, le emissioni e i consumi energetici si riducono del 70-80% rispetto alla produzione di plastica vergine (Wong, A Study of Plastic Recycling Supply Chain, University of Hull, 2010). Questo dimostra che la plastica, già di per sé a basso impatto, può diventare ancora più virtuosa.

Quante volte può essere riciclata la plastica?

Un altro mito da sfatare è che la plastica possa essere riciclata solo una o due volte, a differenza di vetro e metalli che sarebbero “infinitamente” riciclabili. La realtà è ben diversa. Studi scientifici hanno dimostrato che il polietilene a bassa densità (LDPE) può essere riciclato fino a 40 volte mantenendo buone proprietà meccaniche (Jin et al., Polymer Degradation and Stability, 2012). Risultati simili sono stati ottenuti anche per HDPE, PP e PET (Boldizar et al., 2000; Mnif & Elleuch, 2015; Mihelčič et al., 2022; von Vacano et al., 2023).

Per contro, nessun materiale può essere riciclato all’infinito, a causa di perdite e contaminazioni nel processo.

Plastiche flessibili, nere e colorate: davvero non riciclabili?

Contrariamente a quanto si sente dire, anche le plastiche flessibili e quelle nere o colorate possono essere riciclate. Aziende come Papier-Mettler riciclano da anni oltre 100.000 tonnellate di film plastici con profitto. Quanto al nero, il problema era legato al pigmento carbon-black, che impediva il riconoscimento ottico: una criticità oggi superata grazie a nuovi coloranti che permettono la corretta selezione. Le bottiglie in PET colorate, come quelle verdi delle bibite, sono state sostituite da versioni trasparenti non perché le colorate fossero non riciclabili, ma perché il PET incolore ha un maggior valore di mercato.

Downcycling o opportunità?

Il concetto di “downcycling” è spesso applicato negativamente al riciclo della plastica. Ma trasformare una bottiglia di PET in un pile resistente e durevole è davvero un passo indietro? Al contrario, rappresenta un esempio virtuoso di economia circolare, che prolunga la vita utile del materiale. I sistemi di riciclo del PET dimostrano che le bottiglie possono essere trasformate nuovamente in bottiglie fino a dieci volte, con tassi di recupero elevatissimi in molti Paesi.

Riciclo meccanico, chimico e avanzato

Il riciclo meccanico resta la tecnologia più diffusa, economica e sostenibile, già oggi applicabile al 90% delle plastiche comuni (polietilene, polipropilene, PET, PVC). I metodi di riciclo avanzato, come la pirolisi o la dissoluzione in solventi, hanno costi elevati e impatti ambientali generalmente più elevati, risultando utili solo in casi specifici (Uekert et al., Sustainable Chemistry & Engineering, 2023).

Conclusioni

La narrativa che descrive la plastica come un problema è smentita da decenni di studi scientifici. La plastica riduce l’impatto ambientale rispetto ad altri materiali, è riciclabile molte volte e, grazie al riciclo meccanico, può garantire benefici significativi in termini di riduzione di emissioni e consumi. Piuttosto che demonizzarla, la sfida è valorizzarne i vantaggi intrinseci, promuovere comportamenti responsabili e investire in infrastrutture che ne massimizzino il recupero.

Come sottolinea Chris DeArmitt in The Plastics Paradox, la vera scelta sostenibile non è quella più costosa o con il riciclo più spettacolare, ma quella che minimizza l’impatto ambientale complessivo. E in questo, la plastica continua a dimostrarsi un alleato fondamentale.

Si ringrazia ITP per il prezioso contributo a questa iniziativa e per aver curato l’edizione italiana del libro.

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